La guida Flos Olei che voi tutti conoscete non sarebbe tale senza le sue classifiche di merito. La The Best comprende una lista di aziende olearie alle quali è attribuito un premio qualitàdeclinato in diverse categorie.
Sono aziende con una famiglia alle spalle, immerse in uno specifico contesto nazionale e regionale, e guidate da produttori imprenditori che hanno dedicato - e dedicano - a questa attività tutta la vita. Le consideriamo protagoniste di un percorso che è giunto a un importante traguardo: l’eccellenza qualitativa.
Siamo andati a conoscerle un po’ più da vicino.
Olio Intini: Azienda dell’Anno al quadrato. Intervista a Pietro Intini

UN’AZIENDA FAMILIARE NEL CUORE DELLA PUGLIA
Quattro generazioni di tradizione alle spalle e quasi un secolo di attività tra le colline di Alberobello, cittadina regina dei trulli, oggi consacrata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. È il contesto da cui parte e in cui si sviluppa l’attività di Pietro Intini, mente e cuore dell’azienda familiare che porta il suo nome la quale si sta decisamente facendo notare a livello nazionale e internazionale. Soltanto noi di Flos Olei, infatti, l’abbiamo già premiata tre volte in quattro anni (nel 2022, nel 2020 e nel 2019), e due volte su tre con uno dei riconoscimenti più ambiti della nostra classifica The Best, quello di Azienda dell’Anno.
Il progetto di Olio Intini, oggi nutrito da studio serissimo, moderna tecnologia, cura maniacale di ogni fase e tanta passione, nasce dai sacrifici del bisnonno di Pietro, proprietario terriero, e dal coraggio e dalla tenacia del nonno che decise, negli anni Cinquanta, di comprare il primo frantoio investendovi tutti i risparmi.
«Di quel periodo ho vivi nella memoria i racconti di un lavoro durissimo che coinvolgeva tutta la famiglia nel campo e nello stabilimento. Da mio nonno ho ereditato la curiosità e la voglia di dedicare tutte le mie energie all’apprendimento dei saperi riguardanti l’arte dell’olio. Da mio padre l’audacia e la fiducia nel futuro e nella tecnologia».
PIONIERI DELL’EXTRAVERGINE DI QUALITÀ
È stato il padre di Pietro, infatti, a realizzare all’inizio degli anni Ottanta il primo impianto a ciclo continuo. Con risultati da principio tutt’altro che incoraggianti: la clientela, non abituata a un olio con i sentori di amaro e piccante, lo abbandona; e le rese basse lo flagellano. È sull’orlo del fallimento, ma reagisce brevettando la bottiglia aziendale, che andò a sostituire lo sfuso con cui aveva lavorato finora, la quale sfruttava la visibilità del paese Alberobello e la sua connotazione turistica. «Da vero pioniere mio padre si inventa quella confezione e inizia a venderla alle famiglie dei turisti, provenienti dal nord dell’Italia, che assaggiano l’olio in frantoio e si vogliono riportare a casa un ricordo della loro vacanza in Puglia. Comincia anche a viaggiare col camioncino per fare le consegne o per partecipare alle fiere del Settentrione; e noi figli andavamo con lui in giro per la penisola: si stava fuori una settimana, si dormiva nel camion e si imparava come si diventa imprenditori».
Venuto su a questa scuola, cittadino del mondo più che ragazzo di provincia, Pietro ben recepisce l’insegnamento del padre che lo sprona ad aprirsi alla diversità per cambiare le idee. E riesce in questo modo a uscire dal localismo e a essere visionario, anticipando tendenze che si sarebbero affermate qualche anno dopo. «il nostro packaging per esempio ha quindici anni, ma è ancora molto attuale: quando è nato infatti era molto innovativo, tanto che non è stato capito subito».
I CONCETTI CHIAVE: STUDIO E TECNOLOGIA
Pietro subentra al padre negli anni Novanta; è molto giovane, dapprima inesperto. Ma le sue idee sono chiare da subito. Le parole d’ordine per lui diventano studio, a tutti i livelli della filiera, e tecnologia. Sono questi gli obiettivi che lo impegnano da quel momento in poi. Negli anni approfondisce l’aspetto agronomico, diventando esperto di potatura e gestione del suolo; quello tecnologico, formandosi come tecnico di frantoio e rivoluzionando tutto il processo di lavorazione mediante l’introduzione delle più avanzate metodologie; e infine quello degustativo, diventando assaggiatore professionista e capo panel.
«Sono stati vent’anni di gavetta, dei quali soltanto gli ultimi quattro-cinque fruttuosi di risultati rilevanti. Anni di importanti investimenti prima di tutto in campo agronomico, con l’obiettivo di riformare gli olivi. Il tema è la salute dell’oliveto e la sua corretta gestione per la quale sia la cura del terreno che la potatura delle piante sono fondamentali. Stiamo tuttora mettendo a punto varie azioni tese a questo obiettivo, supportate dalla ricerca scientifica ma che non trovano altri esempi prima di noi. Ci differenziamo dagli altri olivicoltori locali, lottiamo contro pregiudizi e luoghi comuni, siamo ancora una volta pionieri. E negli stessi anni ho investito molto in tecnologia in frantoio, rinnovando periodicamente i macchinari. Attualmente siamo tra i pochi in Italia a vantare quattro sistemi di frangitura e diversi metodi di gramolazione in base alle annate, alle cultivar e al grado di maturazione delle olive. Prevediamo filtraggio immediato, stoccaggio in contenitori di inox a temperatura controllata e imbottigliamento con inserimento di gas inerte, per una perfetta conservabilità».
TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ
Altro punto di forza di Intini è la tutela della biodiversità come custodia di un patrimonio naturale unico al mondo. «Le nostre proprietà sono fatte di una moltitudine di piccoli appezzamenti, tra antichi e nuovi impianti, con olivi sia secolari che giovani. E recentemente abbiamo preso in gestione anche un oliveto formato da circa 250 alberi centenari di cima di mola, una cultivar che ho iniziato a studiare già da qualche anno, quando ancora non destava l’interesse che ha oggi. È una varietà complessa, che mi piace paragonare a un “cavallo pazzo”: adattabile e resistente al suolo, quindi anche sostenibile, ma che necessita di una gestione esperta per garantire un extravergine inappuntabile dal punto di vista organolettico. Per me ha sempre rappresentato l’emblema distintivo di un territorio, la mia Puglia. Per questo la considero il nostro fiore all’occhiello».
LEGAME CON IL TERRITORIO, COMUNICAZIONE E MARKETING
Questo il percorso virtuoso di Olio Intini. Ma far parte della The Best delle aziende olearie mondiali significa aver raggiunto una completezza che non può non tener conto anche di altri ambiti: immagine, comunicazione, mercato. Ebbene, Pietro non ha trascurato l’apprendimento di queste strategie.
Due punti chiave a questo proposito sono la personalizzazione della bottiglia e il forte legame con il territorio.
«Ho voluto e creduto nella bottiglia personalizzata che ha avuto un impatto nuovo e dirompente che mi sta dando grandi soddisfazioni: è come una firma in una collezione di opere d’arte. Quanto a raccontare attraverso i nostri prodotti il legame con il territorio, non è cosa semplice né scontata. Qui ad Alberobello siamo favoriti dal carattere già di per sé fortemente distintivo di questo luogo, e cerchiamo di creare continue sinergie con altre strutture ricettive che lavorano soprattutto con i turisti. Il nostro punto di forza è, ancora una volta, la ricerca tenace dell’eccellenza: riuscire a plasmare dalla terra un extravergine organoletticamente perfetto e salutisticamente prezioso è un processo complicato e pieno di ostacoli che però, se ben sviluppato, può recare un forte beneficio ambientale, economico e sociale al territorio. Questo significa, per me, fare impresa».
OLIO INTINI
Contrada Popoleto
70011 Alberobello (BA)
Tel.: +39 080 4325983
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