La guida Flos Olei che voi tutti conoscete non sarebbe tale senza le sue classifiche di merito.
La The Best comprende una lista di aziende olearie alle quali è attribuito un premio qualità declinato in diverse categorie.
Sono aziende con una famiglia alle spalle, immerse in uno specifico contesto nazionale e regionale, e guidate da produttori imprenditori che hanno dedicato - e dedicano - a questa attività tutta la vita. Le consideriamo protagoniste di un percorso che è giunto a un importante traguardo: l’eccellenza qualitativa.
Siamo andati a conoscerle un po’ più da vicino.
Un brand da Oscar. Intervista a Francesco Gradassi di Marfuga
By Laura Marinelli
PROFESSIONISTI AFFERMATI
Nella nostra guida è una delle aziende più longeve: presente fin dalle prime edizioni, non sbaglia un colpo e tira dritto, costante, raggiungendo l’attuale punteggio di 99 su 100 centesimi, praticamente un passo dalla meta. L’impennata di cinque anni fa, che gli vale l’ambitissimo traguardo di Azienda dell’Anno, non è una meteora: Migliore Olio Extravergine di Oliva Dop/Igp - Fruttato Intenso l’anno seguente, vince ancora nel 2025 come Migliore Olio Extravergine di Oliva da Agricoltura Biologica e Dop/Igp. Ma non l’abbiamo certo scoperta noi: i nostri premi non fanno che consacrare il successo, meritatissimo, di Marfuga, un brand consolidato e apprezzato in tutto il mondo. Alla base di questa reputazione ci sono non soltanto extravergini capaci di conquistare i palati più esigenti, ma un progetto più ampio e ambizioso, di valorizzazione del territorio e di divulgazione a livello internazionale della cultura dell’olio. Oltre al fatto che il talento, la visionarietà e la capacità imprenditoriale del proprietario Francesco Gradassi e della sua famiglia ne fanno un modello di riferimento per gli olivicoltori di oggi e di domani.
I SEGRETI DELLA TRADIZIONE
Andiamo per ordine. Il profondo legame dell’azienda con il territorio è già nel nome, Marfuga, mutuato da quello della collina, dove si sviluppano le tenute dei Gradassi, che conserva la forma ovale impressa dall’opera di risanamento che la sottrae in passato al bosco, ricoprendola di olivi: un’ampia arena, riparata dai venti e baciata dal sole, proprio sopra Campello sul Clitunno, a pochi passi da Spoleto (Perugia).
«La nostra è una famiglia di proprietari terrieri antica e agiata – racconta Francesco –, una delle famiglie storiche del paese che vendeva l’olio ricavato dalle proprie piante fin dai secoli scorsi. Abbiamo scelto il 1817 come anno di nascita aziendale per via di un contenitore con impressa quella data trovato nei magazzini: un’unità di misura di vendita con lo stemma dello Stato Pontificio, testimonianza dell’attività svolta dai miei antenati e proseguita all’inizio del Novecento dal mio bisnonno Domenico il quale spediva il prezioso frutto dei suoi oliveti a parenti e clienti, come provano i documenti di trasporto delle ferrovie ritrovati negli archivi di famiglia. Non avevamo la filiera completa in quell’epoca. il primo frantoio lo realizza mio padre, Ettore, negli anni Settanta a coronamento di un progetto di crescita che lo aveva portato ad acquistare e coltivare nuovi oliveti. A lui si deve il primo, importante, cambio di passo; così che quando, negli anni Novanta, io e mia moglie Federica facciamo il nostro ingresso in azienda, abbiamo già ben chiaro l’obiettivo: creare un brand unico e riconoscibile, capace di portare nel mondo un extravergine che fosse di qualità superiore ed espressione autentica del nostro territorio, l’Umbria».
UN TERRITORIO VOCATO ALL’ECCELLENZA
Del resto, ci troviamo nel cuore della “Fascia olivata Assisi-Spoleto”, ovvero in una delle culle storiche dell’olivicoltura, dove questa è tanto profondamente connaturata con il paesaggio quanto altrettanto profondamente voluta e insediata a fatica dall’uomo nel corso dei secoli, potenziata e protetta in modo costante, anche quando alterne fortune la mettevano a rischio, e soprattutto diffusa fin nelle periferie più marginali e impervie del territorio.
«Umbria, nel nostro immaginario, è sinonimo di olio di qualità. È sempre stato così. Non è un caso che il Papa venisse proprio qui a rifornirsi di olio, per le caratteristiche di freschezza, salubrità e longevità che non trovava altrove. E noi ci siamo avvantaggiati di questa reputazione fin da subito, anche quando negli anni Novanta il consumatore medio chiedeva oli standard, dalle note aromatiche tendenzialmente dolci. Siamo andati controcorrente, o forse abbiamo precorso i tempi, pensando che il legame con il territorio fosse la carta vincente da giocare. Per cui quando, nel 1996, sono uscito con la mia prima bottiglia ho scelto di fare un monocultivar moraiolo, per cimentarmi con la varietà più tipica di quest’area, dandone la mia interpretazione che ne valorizzava le potenzialità nutraceutiche: un extravergine vigoroso e di personalità, con un naso fresco ed erbaceo, un palato vegetale e speziato, e note di amaro e piccante molto decise».
Il progetto Marfuga, dunque, fin da subito punta dritto al binomio qualità-territorio, con la produzione di “oli estremi”, come lui stesso ama definirli, provenienti da piante coltivate con fatica in aree scoscese e poco accessibili, minuscoli fazzoletti di terra strappati alle rocce e al bosco. Ma è proprio questa origine a farne degli extravergini straordinari, carichi di storia, rari e preziosi (spesso fruttano poche migliaia di bottiglie). E, sempre fin da subito, Francesco affianca alla ricerca maniacale dell’eccellenza qualitativa un’energica attività commerciale, orientata alla ristorazione qualificata e alle più importanti realtà gastronomiche italiane: è di questi anni l'acquisizione capillare di numerosi punti vendita al Nord e nel Centro Italia, oltre all’impegno nel settore del turismo enogastronomico.
LA SFIDA DELL’OLEOTURISMO: IL NUOVO CENTRO AZIENDALE
Fatto questo primo passo, il secondo è altrettanto pionieristico, anticipando – siamo all’inizio degli anni Duemila – l’idea attuale di oleoturismo: parliamo della realizzazione, ispirata a criteri innovativi, del nuovo centro aziendale concepito come un open space dedicato non solo alla filiera dell’olio ma anche all’ospitalità, moderno luogo di accoglienza per il consumatore finale che può comprendere durante l’anno convegni, eventi e mostre d’arte. Visitarlo oggi è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi e che comincia non appena si varca la soglia d’ingresso, con lo stupore che infonde il passaggio dall’esterno – il casolare in stile tradizionale umbro si integra perfettamente nel paesaggio – verso l’interno dove tutto è minimale e di gusto contemporaneo: il pavimento in quarzo e le pareti bianche permettono alla luce di dare risalto ai grossi macchinari in acciaio che diventano i protagonisti, veri e propri complementi di arredo, giganteschi oggetti di design.
«Per questo aspetto del progetto devo molto al talento creativo di mia moglie Federica Tondini (che mi affianca come responsabile del marketing e delle pubbliche relazioni) e all’energia giovane delle nostre figlie, Ginevra ed Elettra. I diversi ambienti che compongono la nuova struttura sono perfettamente integrati e si sviluppano in un percorso che trova il suo fulcro nella sala di degustazione collocata su un livello leggermente rialzato rispetto al sottostante, che ospita i macchinari che trasformano le olive in olio, e da esso separato mediante un’ampia vetrata che permette agli ospiti, isolandoli acusticamente (sappiamo tutti quanto rumore c’è in un frantoio!), di assistere da una postazione favorevole e comoda alla magia della spremitura».
RICERCA E MARKETING
Contemporaneamente alla realizzazione della nuova struttura, Francesco e Federica portano avanti il programma commerciale, potenziandolo con investimenti sia in Italia, con l’apertura di cinque punti vendita monomarca (quattro in Umbria e uno in Toscana), sia sul piano internazionale, attraverso la partecipazione alle più importanti fiere e manifestazioni e l’acquisizione di clienti e importatori sempre più fidelizzati.
«Oggi esportiamo in 26 paesi del mondo. Il nostro obiettivo è quello di penetrare nei mercati attraverso intermediari seri, con cui instaurare un rapporto profondo di collaborazione e di fiducia. In questo percorso anche l’avvento dei social media, che abbiamo accolto fin da subito come strumento di comunicazione, ci è stato di aiuto: questi infatti, se ben gestiti, rendono il contatto con gli operatori più semplice e immediato rispetto al passato. E la fiducia, assieme alla formazione, è la carta su cui continuiamo a puntare anche in loco: i corner Marfuga non sono infatti dei semplici negozi, ma delle succursali in miniatura dell’azienda centrale, gestite da personale accuratamente istruito e collocate in siti non banali bensì studiati, dove ci sono molti turisti, anche stranieri, di target alto».
Per concludere l’intervista abbiamo chiesto a Francesco cosa c’è nel futuro di un’azienda come Marfuga. La sua risposta è profondamente in linea con la sua carriera, e con la sua vita, ma al tempo stesso è uno spunto di riflessione per tutti. «Il futuro per me è quello che ogni giorno scopro di avere e che proviene dalla straordinaria gratificazione di questa professione: un mestiere nobile che, oltre a produrre, ha l’obbligo di preservare e tramandare».
MARFUGA
Viale Firenze
06042 Campello sul Clitunno (PG)
marfuga@marfuga.it
www.marfuga.it