A tu per tu con Sabrina Giannini

21/02/2022 -

Quest’anno il premio “Il Giornalista dell’Anno” lo abbiamo assegnato a Sabrina Giannini, per il programma televisivo Indovina chi viene a cena, da lei ideato e condotto su Rai3 dal 2016. In lei abbiamo riconosciuto non solo un’interprete seria e autorevole di giornalismo di inchiesta, ma soprattutto di questa branca del giornalismo applicata al settore agroalimentare. Una voce critica, ma anche costruttiva, capace di portare freschezza ed energia all’interno di un contesto dove si fa sempre più urgente il bisogno di informazione approfondita che sgombri il campo da luoghi comuni, pregiudizi e false verità.

UN VIDEOGIORNALISMO D’INCHIESTA SUL SISTEMA ALIMENTARE
Nel gruppo storico di Report fin dalla prima edizione del 1997, Sabrina Giannini è stata per diciannove anni autrice di indagini giornalistiche tra le più famose della fortunata trasmissione televisiva di Rai3. Nelle video-inchieste monotematiche di Indovina chi viene a cena il focus su cui converge l’attenzione e la cura è quello agroalimentare e ambientale. Gli argomenti trattati nelle quasi cinquanta puntate andate in onda finora spaziano dalla produzione di cibo industriale allo sfruttamento delle risorse naturali, dall’etica degli allevamenti allo stato della fauna selvatica, fino al racconto di progetti alternativi riguardanti l’alimentazione nel futuro. Ma tutti questi temi costituiscono in realtà altrettante declinazioni di una riflessione più profonda e radicale: quella sul sistema alimentare così come è stato concepito finora, che raramente tiene conto del suo impatto sulla nostra salute e su quella del nostro pianeta.
 
Sabrina Giannini, Giornalista dell'Anno per Flos Olei 2022
 
Mi rendo conto che, alla fine, tratto sempre lo stesso argomento, sia pure esaminato da un’angolatura diversa, con un taglio differente. E questo significa per me approfondire continuamente, per giungere a una conoscenza più ampia del problema
 
UNA GIORNALISTA RIGOROSA E CREDIBILE
Dalla piacevole chiacchierata con Sabrina Giannini per commentare il suo premio emerge il profilo di una giornalista seria e appassionata, idealista ma anche lucida e intransigente, che ha ben chiara l’etica di quella che per lei è una missione più che una professione. Alla base del suo lavoro c’è il controllo maniacale delle fonti e lo studio approfondito dei dati che le consente di scegliere interlocutori validi e autorevoli e di essere credibile e inattaccabile. I suoi imperativi sono rigore e attendibilità nell’affrontare un tema cruciale come quello agricolo-ambientale che ci pone di fronte a interrogativi tanto attuali quanto stringenti: il sistema della produzione dell’abbondanza, a fronte di qualunque sfruttamento, è davvero l’unico modo di nutrire il pianeta? Il cibo economico, che costa poco, è davvero cibo democratico? Oppure questo binomio, apparentemente vincente, si rivela in realtà un inganno, causando spreco, alto impatto ambientale, povertà e disuguaglianza?
 
UN CAMBIO DI PASSO NECESSARIO
Siamo a un passo dal superamento di un punto di non ritorno, limite sul quale ci fanno riflettere scienziati ed esperti quando argomentano sulla crisi climatica in atto e sugli effetti che questa produce e produrrà su salute, economia e società. Cambiare il sistema della produzione agricola si può, occorrerebbe non tanto un’inversione di marcia quanto un cambio di prospettiva. E le parole guida in questa trasformazione dovrebbero essere sostenibilità ambientale e rispetto degli ecosistemi naturali e della loro biodiversità.
 
Sabrina Giannini
 
In un momento di grande confusione e superficialità, che si riscontra talvolta anche nell’informazione giornalistica, il mio obiettivo è essere un punto di riferimento attendibile per quanti, affini per mentalità e valori, sono disorientati dal presente ma non vogliono rinunciare al futuro
 
UNA RIVOLUZIONE QUASI VERDE
L’inchiesta dello scorso settembre, intitolata Una rivoluzione quasi verde, affronta lo stesso nodo tematico in un settore che a noi sta molto a cuore, l’olivicoltura, toccando corde sensibili anche per il nostro lavoro. Quella puntata lei ce la descrive così: «In quell’inchiesta raccontavamo l’apparato dell’agro-business, i fondi destinati a un sistema ormai insostenibile per l’ambiente. Nella parte realizzata in Andalusia mostravamo le conseguenze della coltura intensiva che caratterizza la maggior parte della produzione europea. Ma presentavamo anche le soluzioni che, in Spagna, qualcuno sta con fatica adottando per far riemergere la vita e la biodiversità compromesse da decenni di uso massiccio di pesticidi. Le soluzioni esistono, ma non vengono adeguatamente finanziate».
 
Sono scenari in linea con la filosofia di Flos Olei che, da quando è nato come progetto, si prefigge lo scopo di dar voce a tutti quei medio-piccoli produttori olivicoli, provenienti da ogni parte del mondo, accomunati dall’obiettivo dell’alta qualità: i loro sono extravergine eccellenti, dal profilo chimico e aromatico inappuntabile e con spiccate proprietà salutistiche, prodotti nel controllo di tutta o buona parte della filiera, dal campo alla bottiglia, e nel rispetto del contesto ambientale.
 
VERSO UNA NUOVA AGROECOLOGIA
Sabrina Giannini entra nel merito del settore olivicolo: «L’olio è un prodotto nobile, ricco di valenza nutrizionale nonché simbolica. Siamo a un bivio: o lo consideriamo merce di massa, da produrre intensivamente – l’importante è che nutra – o lavoriamo per un’olivicoltura diversa che ritrova la sua dignità nell’essere compatibile con l’ambiente e con le persone. Le energie ci sono, anche economiche: vanno impiegate nella direzione giusta».
 
E in questo obiettivo la pianta dell’olivo si rivela ancora una volta speciale ed esemplare, se pensiamo che, nonostante le profonde modificazioni apportate dalla pratica agricola, gli oliveti spesso restano un agroecosistema che non si allontana molto dagli ecosistemi naturali originari.  Infatti, soprattutto se parliamo di impianti tradizionali e specializzati, con coltivazione non intensiva, questi seguono l’irregolarità del terreno occupando aree anche impervie e scoscese, si alternano ad altre specie arboree e ospitano una ricca fauna (di insetti, roditori, uccelli) e una flora spontanea che contribuiscono alla biodiversità dell’oliveto rendendolo un sistema vivo, complesso e variegato.
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