By Laura Marinelli
PRIMO DELLA CLASSE
Il suo Guadagnòlo Primus lo abbiamo incoronato nel 2024 come Migliore Olio Extravergine di Oliva da Agricoltura Biologica. Ma non è la prima volta che Filippo Alampi – giovane imprenditore agricolo toscano, proprietario della Fattoria Ramerino – si aggiudica un riconoscimento di rilievo all’interno della The Best. Dopo l’esordio del 2015 come Azienda del Cuore, nel 2017 vince con il Migliore Olio Extravergine di Oliva dell’Anno; e nell’edizione seguente fa il bis con il Migliore Olio Extravergine di Oliva – Metodo di Estrazione. I premi non sono che i segni tangibili di un percorso di crescita compiuto negli anni, e nei vari anelli della filiera, dall’azienda nata nel Duemila a Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze. Percorso peraltro siglato da un punteggio che aumenta costantemente nei primi anni di presenza in Guida, dal 2010 in avanti, per poi spiccare decisamente il volo nelle ultime sette edizioni, con 99 su 100 centesimi: praticamente siamo ai piedi dell’Olimpo!
Insomma, noi che lo conosciamo da circa 15 anni abbiamo voluto raccontare così, attraverso questi passaggi salienti, l’evoluzione di Filippo che, da ragazzo appassionato e con tanta voglia di apprendere i segreti del mestiere, è diventato l’imprenditore talentuoso che oggi conosciamo: lo contraddistinguono tenacia e perfezionismo, oltre a – doti attualmente molto rare – capacità di autocritica e pazienza. Perché infatti ai traguardi ci è dovuto arrivare passo per passo, attraverso una formazione, per così dire, itinerante.
COME UN ROMANZO DI FORMAZIONE
Nato nel 1976 in provincia di Rovigo, si trasferisce negli anni Ottanta a Firenze. Terminate le scuole superiori si iscrive all’Università, ma è incerto sul percorso intrapreso. Un anno di esperienza nell’azienda di famiglia all’isola d’Elba sarà importante per capire: è lì infatti che Filippo muove i primi passi nel settore agricolo, ottenendo la qualifica di imprenditore. Solo dopo questa gavetta inizierà a occuparsi della nuova realtà olivicola che nel frattempo la madre ha acquistato a Bagno a Ripoli.
«Quando mia mamma compra – nell’anno 2000 – la proprietà in Toscana circondata da 50 ettari di colline olivetate a sud di Firenze io ero ancora incerto su quale direzione dare al mio futuro: studiavo scienze naturali all’Università ma senza troppa convinzione. Era un momento cruciale della mia vita in cui dovevo decidere il mio percorso. L’anno di “esilio” all’Elba con mio babbo agronomo è stato illuminante: dopo sono tornato in terraferma e ho iniziato a lavorare nell’azienda di mia madre. Ed è stato lì che ho scoperto l’olio. All’inizio infatti la tenuta era gestita da un vecchio fattore e da un’anziana signora svizzera che però non curavano le piante di olivo che crescevano selvagge in una zona considerata ad alta vocazione olivicola fin dai tempi dei Romani. È stato allora che ho deciso di intraprendere un lavoro di ristrutturazione radicale e di recupero degli alberi tra i quali ci sono tuttora molti esemplari secolari. E la successiva conversione al biologico, dopo soli tre anni, è stata un altro passaggio naturale, nonché essenziale».
DALL’INIZIO DELL’AVVENTURA ALLA SVOLTA QUALITATIVA
In questi primi anni a Fattoria Ramerino Alampi si impegna al massimo: sono anni faticosi di lavoro e di studio nei quali getta le basi del suo futuro.
«Ero di fronte a una sfida: “Ho la fortuna di possedere un oliveto in un posto magico alle porte di Firenze e di produrre olio: come valorizzarlo?” Di qui la necessità di studiare e di confrontarmi – ho frequentato un master a Pisa dove ho conosciuto altri produttori – ma anche di sperimentare in campo e di imparare dagli errori. In quegli anni anche un concorso in sé poco importante andato male mi dava l’occasione di mettermi in discussione: “Dove stavo sbagliando?” Sì, sono sempre stato molto critico con me stesso, ma questo mi ha permesso di progredire, mi ha dato una marcia in più».
La svolta qualitativa arriva nel 2009 quando Filippo scopre l’importanza della tecnologia in frantoio in vista della qualità del prodotto finale. il punto chiave era la scelta della macchina dove trasformare il proprio raccolto.
«Le stesse cultivar, lavorate con la tecnologia adeguata (ma anche con consapevolezza e intuito da parte di chi controlla le varie fasi), riuscivano finalmente a esprimersi nei miei oli con quei sentori e quegli aromi che avevo assaggiato nei vincitori dei concorsi importanti che avevo rincorso in lungo e in largo nelle fiere e negli eventi. È così che deve essere l’olio!».
UN IMPEGNO A TUTTO CAMPO
Da quando è nata a oggi l’azienda è cresciuta progressivamente su più fronti grazie all’impegno di Filippo che segue personalmente e scrupolosamente tutte le fasi di trasformazione, dal frutto all’extravergine, definendo tutti i passaggi che portano alla nascita delle attuali quattro etichette da Agricoltura Biologica: i due Guadagnòlo (Primus e Dulcis), blend di Frantoio, Moraiolo e altre cultivar minori; e i due monocultivar Ramerino, Frantoio e Moraiolo.
«Da quando ho capito che quella della tecnologia in frantoio era la strada giusta mi si è aperto un mondo e mi ci sono buttato a capofitto: ho iniziato con la monoetichetta Guadagnolo alla quale se n’è affiancata quasi subito un’altra: Primus e Dulcis erano dei blend che si differenziavano per il momento della raccolta delle olive. Poi ho iniziato a concentrarmi sui monovarietali, classificando tutte le mie piante, una ad una, con un cartellino».
PACKAGING E MARKETING
L’impegno di Alampi a 360 gradi si estende ovviamente anche alle fasi di imbottigliamento e commercializzazione e comprende la gestione in prima persona delle fiere nazionali e internazionali, oltre che le pubbliche relazioni con i partner commerciali italiani ed esteri. Ci siamo soffermati sul suo packaging, minimale e moderno fin da subito.
«All’inizio della mia avventura, nei primi anni Duemila, mi capita di sfogliare una guida degli oli e di notare come tutte le bottiglie fossero simili nella loro veste, con i consueti colori dell’olio. Mi è venuto allora il desiderio di distinguermi, scegliendo un colore non ordinario per l’etichetta: l’azzurro, che rimandava peraltro al colore del fiore dal quale prende il nome la mia fattoria: Ramerino è infatti il nome toscano per rosmarino».
Quanto alla commercializzazione la sua scelta imprenditoriale è caduta fin da subito sul mercato internazionale, in considerazione del target elevato non in linea con il mercato locale e nazionale.
«Fin dai primi anni della mia attività ho pensato che all’estero avrei trovato più facilmente una fascia di mercato adatta, e così mi sono mosso subito in questa direzione, ma ho dovuto fare tanta esperienza e passare anche attraverso tante fregature. Fondamentale nel tempo si è rivelata la ricerca del partner commerciale giusto, oltre che onesto: cioè esperto conoscitore di oli. Solo così, usando lo stesso alfabeto, si può raggiungere l’obiettivo. Oggi esporto le mie etichette in diversi paesi: Germania, Svezia, Danimarca, Repubblica Ceca, Ucraina, Stati Uniti».
FATTORIA RAMERINO
Via Roma, 404
50012 Bagno a Ripoli (FI)
Tel.: +39 055 631520
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www.fattoriaramerino.it