Hall of Fame: Laura Marinelli intervista Giorgio Franci

28/07/2023 -

La guida Flos Olei che voi tutti conoscete non sarebbe tale senza le sue classifiche di merito.
La Hall of Fame comprende un gruppo di aziende olearie che hanno raggiunto un livello qualitativo tale da meritarsi un riconoscimento alla carriera rappresentato dal punteggio di 100/100.

Sono aziende con una famiglia alle spalle, immerse in uno specifico contesto nazionale e regionale, e guidate da produttori imprenditori che hanno dedicato - e dedicano - a questa attività tutta la vita. Le consideriamo caposcuola, protagoniste di un percorso strutturatosi negli anni che le ha portate a un’eccellenza declinata lungo tutta la filiera, dal campo alla bottiglia, dalla comunicazione al marketing.

Siamo andati a conoscerle un po’ più da vicino.

 

Maestro di stile. Intervista a Giorgio Franci

Giorgio Franci

UN FUORICLASSE DEL SETTORE
Davanti a una bottiglia di Giorgio Franci a un novizio dell’olio direi: è come Valentino nella moda. Una professionalità impareggiabile, infatti, e una sensibilità nell’assaggio difficilmente riscontrabile altrove si fondono in lui con l’estrema precisione e la cura ricercatissima del dettaglio. Caratteristiche che, unite a curiosità intellettuale, capacità comunicativa e una gentilezza nei modi oggi sempre più rara, gli hanno fatto raggiungere, in trent’anni di lavoro serio e appassionato, un posto d’onore non soltanto nella nostra Hall of Fame ma nei corner più esclusivi di Milano, Londra, New York, Shanghai. I suoi oli accanto ai vini più pregiati del mondo.

LE ORIGINI E LA SVOLTA INIZIALE
Quali sono le radici di una realtà oggi così affermata nel settore olivicolo internazionale? La storia di Frantoio Franci nasce negli anni Cinquanta sulla collina di Montenero d’Orcia, un piccolo borgo della Toscana meridionale che, dalle pendici dell’Amiata, domina il paesaggio di tutta la valle. Lì i fratelli Fernando e Franco Franci, rispettivamente papà e zio di Giorgio, acquistano un oliveto storico, chiamato Villa Magra, e costruiscono il frantoio, riadattando un antico fienile.

Il cambio di marcia lo imprime Giorgio nella metà degli anni Novanta quando si trova ad affrontare un momento cruciale per la sua famiglia e per l’azienda. «Fino a quel momento avevo vissuto l’attività di famiglia con la superficialità del figlio immaturo; poi è arrivato qualcosa che mi ha forzato a fare una scelta radicale, di quelle che, senza scosse, avrebbero sicuramente richiesto altri tempi, e che invece è stata repentina. Studiavo architettura all’Università di Firenze ed ero proiettato verso altri orizzonti; all’improvviso la malattia di mio padre mi costringe a un’intera stagione in frantoio sotto la mia piena responsabilità. In famiglia si parlava di un’eventuale vendita dell’attività; io invece iniziavo a riflettere su cosa avrei potuto fare di nuovo al suo interno».

Frantoio Franci


LA NASCITA DEL MARCHIO
L’obiettivo diventa creare un proprio marchio e far conoscere il proprio extravergine anche al di fuori del luogo di produzione. Ma, per questo, i Franci erano molto indietro, le sole esperienze di frangitura e vendita diretta erano totalmente insufficienti: «Non eravamo per nulla conosciuti e per giunta l’esperienza produttiva non trovava continuità nel campo commerciale, data la dimensione della struttura che non ci consentiva di competere con i prezzi dei grandi imbottigliatori. Fu allora che mi imbattei nella bottiglia quadrata di una famosa vetreria locale: grazie alla consuetudine con la grafica dovuta agli studi di architettura sapevo come vestirla; e il vicino mondo del vino di Montalcino faceva scuola in quegli anni quanto a capacità di raccontare il prodotto tipico di un territorio. Erano tutti stimoli che accumulavo e che mi rendevano sempre più convinto di intraprendere la strada della qualità, l’unica per noi attraente e percorribile, una qualità assoluta, ricercata senza alcun tipo di compromesso».

LE SELEZIONI
Così nel 1996 nasce l’etichetta Villa Magra, il primo extravergine del Frantoio Franci commercializzato in bottiglia e prodotto esclusivamente con i frutti dell’omonimo oliveto. Al concetto di qualità si unisce quindi l’idea di selezione, interpretazione e identità territoriale. Villa Magra, il fruttato intenso, diventa la bandiera dell’azienda e il progenitore delle altre etichette. «Non potevamo infatti fronteggiare un mercato eterogeneo con una sola tipologia; e quindi l’anno dopo usciamo con la prima produzione del fruttato leggero, l’Olivastra Seggianese, il monovarietale prodotto dagli oliveti secolari del Monte Amiata; e nel 1999 con il fruttato medio, il blend Le Trebbiane, che si aggiudica il primo premio importante della nostra carriera».

Frantoio Franci

LA MAGIA DELL’ASSAGGIO
Giorgio si butta dunque a capofitto nell’avventura produttiva traendo insegnamento soprattutto dal confronto con le altre realtà, vicine e lontane, e dall’assaggio quasi maniacale di tutto ciò che trova in giro. «In quegli anni di inizio del nuovo Millennio non mi sono risparmiato e ho frequentato tutte le manifestazioni e gli incontri con esperti del settore: ascoltavo le opinioni degli altri sui miei prodotti mettendomi in discussione, ma soprattutto assaggiavo il più possibile, per creare dentro di me una memoria e strutturare una mappa di tutti i sentori che andavo via via conoscendo. Così si componeva nella mia mente, arricchendosi sempre di più, un complesso ventaglio di combinazioni e varianti, a seconda dell’obiettivo che, volta per volta, volevo centrare: la carica antiossidante, la freschezza estrema, la lunghezza aromatica, l’eleganza…».

L’EVOLUZIONE DELLA FILOSOFIA PRODUTTIVA
L’evoluzione della filosofia produttiva sviluppa poi nuovi progetti e prende forma il concetto di Cru. Nel 2000 nasce il Villa Magra Gran Cru, la migliore produzione del Chiusello, una micro-porzione dell’oliveto storico, in cui terreno e vegetazione hanno caratteristiche molto particolari. Questo, frutto di scelte e attenzioni eccezionali e prodotto soltanto nelle migliori annate in bottiglie numerate fino a un quantitativo massimo stabilito, si distingue per complessità, morbidezza e grande spessore aromatico, oltre che per un quadro chimico inappuntabile. Ma negli anni, per diversificare la produzione e andare incontro alle esigenze economiche aziendali e del mercato, nascono anche altre etichette che prediligono il rapporto qualità-prezzo, la certificazione d’origine o il regime biologico. Elemento in comune tra queste è lo standard di qualità senza compromessi che non subisce flessioni e che garantisce al consumatore la continuità di anno in anno. Anche le variabili stagionali influenzano la quantità dei prodotti finiti ma non la loro qualità in termini assoluti. 
All’annata rimane quel margine sottile e affascinante che fa la differenza tra una buona bottiglia e un grande prodotto.

Frantoio Franci

UN IMPEGNO COSTANTE A TUTTO CAMPO
Per raggiungere e mantenere un risultato così ambizioso sono tante le energie costantemente messe in gioco da Giorgio. In primis, ovviamente, c’è il lavoro in campo e in frantoio. Negli oliveti l’obiettivo è sia curare gli esemplari secolari, patrimonio inestimabile da non perdere, sia puntare su impianti giovani che possono aprire nuove prospettive. L’idea è di andare avanti senza stravolgere lo scenario con cultivar eccessivamente estranee, ma tuttavia scandagliando, all’interno del germoplasma toscano, varietà che si prestano a forme di allevamento diverso, come il Maurino o il Leccio del corno, per vedere come rispondono alle esigenze del terreno. Qui emerge l’indole curiosa di Giorgio e il suo gusto per la sperimentazione: «il principio guida è valorizzare la biodiversità locale interpretando le cultivar toscane in modo personale, ma mi è piaciuto anche cimentarmi nella produzione di una “mia” Coratina o di una “mia” Bella di Cerignola, muovendo da una materia prima di ottima qualità nata in altri territori, senza per forza dovermi chiudere nei miei esclusivi orizzonti…».

UN’IMPRESA GREEN
Tanto in campo quanto, a maggior ragione, in frantoio non si può prescindere dall’impiego di una tecnologia sempre all’avanguardia, per salvaguardare il frutto di partenza e garantire un risultato finale impeccabile. L’impegno innovativo di Franci non sarebbe tale, infine, senza la connotazione green, se non tenesse conto cioè anche dell’impatto sull’ambiente e quindi della necessità di essere ecosostenibile. «Le tecniche impiegate finora (scarti della lavorazione per produrre energia elettrica e biogas) sono soltanto un punto di partenza, già ampiamente superato dalle istanze attuali, ma ho in cantiere il progetto di una struttura progressivamente autosufficiente, per cui tutto ciò che proviene dalla campagna è riusato per produrre l’olio e torna infine alla terra. Le parole chiave del futuro, del resto, sono: fonti alternative ed economia circolare».

CONCLUSIONE
Concludiamo l’intervista a Giorgio Franci condividendo con lui una riflessione sul suo percorso e su quello del settore negli ultimi trent’anni. Molte cose sono cambiate dalla fine degli anni Novanta a oggi. La qualità ha fatto passi da gigante. Attualmente un produttore è in grado di trasmettere ai propri oli aspetti della propria personalità, creando delle autentiche opere d’arte. Come un artista ha tele e colori, così anche lui ha a disposizione infinite possibilità di plasmare il suo frutto secondo il suo stile. E questo avviene a 360 gradi, dal campo che nutre gli olivi alla bottiglia che contiene l’extravergine. Anche quest’ultima, infatti, non può non essere attraente, oltre che funzionale. La qualità, cioè, deve essere a tutto campo, non può esaurirsi nei parametri chimici e organolettici dell’olio, nelle sue doti salutistiche o negli abbinamenti con i cibi. C’è da puntare anche all’immagine e da investire nel packaging: è l’essenza, questa, della comunicazione di un extravergine top quality. E in questo i Franci sono maestri.

FRANTOIO FRANCI
Montenero d’Orcia - Via Achille Grandi, 5
58033 Castel del Piano (GR)
Tel.: +39 0564 954000
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www.frantoiofranci.it